Latina, difesa bunker: tra le ultime dieci la migliore è quella di Breda

19.12.2014 11:05 di Marco Ferri   vedi letture
Latina, difesa bunker: tra le ultime dieci la migliore è quella di Breda
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© foto di Federico Gaetano

La luce in fondo al tunnel. Superate di slancio tre avversarie grazie a un solo graffio, il Latina si gode un progresso che è figlio dei numeri. Mentre l’attacco latita e, complice il recupero tra Entella e Modena che ha certificato il buon momento di forma dei liguri, è diventato ufficialmente il peggiore del torneo, la difesa sta ritrovando quella solidità che nella passata stagione ha permesso all’undici di Breda di risalire il gruppone arrivando, quasi, a tirarlo. La considerazione è incontrovertibile: se non si subisce, si ottengono punti. Al fischio finale con il Varese, la porta di Di Gennaro è rimasta inviolata per la seconda gara consecutiva. Con il tecnico trevigiano non accadeva dal lontano 13 maggio quando, dopo il blitz di Crotone, le firme di Viviani e Jefferson stesero la Ternana e permisero a Iacobucci di godersi la seconda partita di fila da spettatore.

LA MIGLIORE TRA LE ULTIME – Con 19 reti incassate, la retroguardia nerazzurra è la settima migliore del campionato. A guidare la classifica delle compagini imperforabili è il Modena, macchina da gol un anno fa e fortino inespugnabile in un torneo che la vede, finora, veleggiare senza grosse pretese a centro gruppo con appena 14 dispiaceri ricevuti. Davanti ai pontini, che hanno subito le stesse marcature di Bologna e Livorno, avversarie inserite a pieno titolo nella zona playoff, si trovano anche le due capolista Carpi e Frosinone e le fiere sostenitrici del 3-5-2: Avellino, Perugia e Spezia. Tra le avversarie dirette in ottica salvezza, invece, nessuno ha fatto meglio di Crimi e compagni, con le ultime dieci della graduatoria che hanno già sfondato il muro dei 20 centri regalati.

QUEL BRUTTO QUARTO D’ORA – Il Latina approccia male i due tempi di gioco. Ciò che accadeva con Beretta è proseguito anche dopo l’esonero del tecnico milanese, sebbene a Breda va riconosciuto il merito di essere già uscito dal campo senza reti sul groppone in tre delle undici partite disputate. Nel quarto d’ora che inaugura le due frazioni è stato subito più del 50% dei gol totali (10), con la zona Cesarini (Farelli bucato in quattro circostanze tra il 75’ e il recupero) analogamente foriera di castighi, in tutto quattro che hanno fruttato un passivo di sei punti. L’intervallo tra lo scoccare dell’ora e l’ultimo sesto del match è, invece, ancora immacolato.

SPARTIACQUE DERBY – Le palle inattive, come già ampiamente analizzato, sono la vera croce nerazzurra. Con la sfera di cuoio adagiata, placida, sul rettangolo verde, i dirimpettai di turno hanno già fatto festa ben 12 volte: 4 su rigore (tutti trasformati quelli concessi contro) e 8 tra punizioni dirette, con quella di Ebagua a La Spezia unica a finire dentro senza deviazioni, indirette e calci d’angolo. Problemi di marcatura ma non solo. Spesso è stata la tenuta mentale a difettare, con una serie di reti arrivate sulle tanto temute seconde palle, quel tallone d’Achille che smorzò, il 15 giugno scorso a Cesena per mano di Volta e Marilungo, una fetta consistente dei  sogni di serie A. Dal pomeriggio shock del derby, lo scorso 2 novembre, la formazione di Breda non è più stata perforata su azione, con i guizzi di Coralli, Calaiò e Beretta arrivati, più o meno per via diretta, da tiro franco.

BROSCO E DELLAFIORE, NON SOLO CHIUSURE – In un reparto che ha perso i punti fermi che lo portarono a diventare il migliore della categoria, con Iacobucci tornato alla base (Parma), Esposito gravemente infortunato e Cottafava che ha perso, in alcune circostanze, quella titolarità mai messa in dubbio fino a giugno, i volti della concretezza sono quelli di Brosco e Dellafiore. Il centrale romano, tornato in terra pontina con tanto di contratto quadriennale quale garanzia, si è guadagnato a suon di prestazioni pienamente sufficienti quel posto fisso che i due tecnici gli hanno riservato, mentre l’ex Siena non ha risentito neppure dell’abbandono di colui che ne aveva sponsorizzato l’acquisto, dimostrando un’insospettabile tenuta mentale nel riuscire a tramutare i fischi in applausi. La variazione tattica proposta nelle ultime due uscite, con il passaggio alla difesa a quattro, ha valorizzato ulteriormente il rendimento di una coppia affiatata e difficilmente sostituibile. E non sembra essere soltanto un caso se siano proprio loro due gli unici esponenti della terza linea ad essere anche andati a bersaglio, curiosamente nella stessa porta, contro Ternana e Lanciano.

IL FATTORE DI GENNARO – Da non sottovalutare, nelle tappe delle evoluzione dell’impianto difensivo, neppure il rientro a pieno regime del numero uno di Saronno. Sebbene non ancora artefice di parate in grado di aggiungere punti, all’ex Cittadella va attribuito il merito di aver aumentato il bagaglio di sicurezza di una squadra in cerca d’autore. Nelle quattro sfide in cui, dopo una sconfinata serie di contrattempi di natura fisici, ha potuto indossare i guanti, l’estremo difensore scuola Inter ha lasciato il campo senza aver raccolto palloni dal sacco alle sue spalle, mentre il predecessore Farelli è riuscito nell’impresa soltanto due volte e con ben tredici occasioni in più.

GOL SUBITI: IL DETTAGLIO
Totali: 19
Primo tempo: 10
Secondo tempo: 9

DISTRIBUZIONE GOL SUBITI
0 - 15': 5
15' - 30': 2
30' - 45': 3
45' - 60': 5
60' - 75': -
75' - 90': 4

TIPOLOGIA GOL SUBITI
Su azione: 7
Su rigore: 4
Su palla inattiva: 8