Vivarini, giù la maschera. 46 punti (sul campo) non ti bastano

01.04.2017 10:00 di  Marco Ferri   vedi letture
Vivarini, giù la maschera. 46 punti (sul campo) non ti bastano
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Tu chiamale, se vuoi, previsioni. La fede cieca nella salvezza, ostentata da Vivarini, si appella anche a quelle tabelle di marcia sovente dribblate dagli allenatori. Se all’imbocco del trittico spartiacque con Ternana, Trapani e Cesena il tecnico di Ari aveva ammesso di non volerne stilare, è innegabile che dal giro di boa in avanti sia stato lo stesso timoniere, ad intervalli regolari, a sviscerare confronti col passato. O meglio, col girone d’andata. Un mantra ripetuto, per infondere coraggio ai suoi (?), anche a margine dell’insipido zero a zero con la Pro Vercelli: “Qualora riuscissimo a fare punti col Cittadella – ha sottolineato l’ex Aprilia e Teramo -, saremmo in vantaggio rispetto a un girone fa”. Il saldo attuale è invece in perfetto equilibrio: 10 erano stati i punti racimolati dopo 11 uscite, altrettanti quelli messi in tasca nel “torneo clausura” iniziato nel 2017. Stessa destinazione, ma viaggio diverso, con vittorie e sconfitte cresciute (2 successi a 1, 5 rovesci a 3) e pareggi (da 7 a 4) diminuiti. Nel nuovo anno i pontini hanno fatto meglio delle sole Vicenza, Ternana (+1) e Brescia (+4), allora si erano invece lasciati alle spalle Ternana e Trapani (+1) e condividevano la parziale diciassettesima piazza con Cesena, Pisa e Vicenza.
Molteplici sono le obiezioni alle convinzioni dell’allenatore. Lo sguardo indietro e il raffronto “intermedio per intermedio” viene infatti mortificato dallo spettro delle penalizzazioni (la prima delle quali è arrivata nel pomeriggio di giovedì) e rischia di tramutarsi in un alibi da fornire ai suoi, che bissando lo score delle prime 21 giornate non avrebbero affatto la certezza di raggiungere il traguardo auspicato. Pur ipotizzando lo scenario (ormai irrealistico) della mancanza di handicap disciplinari, e mantenendo lo stesso passo di gara dell’andata, Bruscagin e compagni – allo stato dell’arte in ritardo di tre punti rispetto a un anno fa e di quattro rispetto alla gestione Iuliano del 2015 -, avrebbero chiuso con quel bottino di 46 che nel maggio scorso valse loro un’insperata salvezza. La storia recente, però, racconta ben altro. Ventiquattro mesi fa Modena ed Entella furono costrette a disputare il playout con 47 lunghezze in tasca, con lo stesso destino che toccò al Varese nel 2014. Soltanto prendendo in considerazione gli ultimi due lustri, nemmeno nel 2007 (Spezia e Verona agli spareggi con 46 e 48), 2009 (Pisa, subito in Lega Pro), 2010 (Mantova, retrocessione diretta), 2011 (Piacenza) e 2012 (Empoli), la soglia toccata nell’era Gautieri bastò a salvare la pelle. Va inoltre osservato come proprio dalla sconfitta del Tombolato, datata 29 ottobre, i nerazzurri inanellarono una serie utile che si esaurì a nove alla vigilia di Capodanno e che raggiunse la doppia cifra contro il Verona. Migliorarsi, insomma, non sarà una missione così semplice da realizzare. E, con la giustizia sportiva pronta a mettersi di traverso, non è detto che basti.