Cronaca di un esonero annunciato

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi, complice la quinquennale esperienza nel Latina come dirigente accompagnatore, cede ai tentacoli del calcio.
04.11.2015 20:00 di Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Cronaca di un esonero annunciato

Il racconto del calcio e dei suoi avvenimenti è ricco di frasi fatte, di stereotipi buoni per tutte le stagioni. E così, di fronte ad un esonero di solito si sente dire che “poiché non si possono cambiare 22 giocatori, finisce per pagare sempre l’allenatore”. Bisogna invece avere il coraggio delle proprie posizioni. Senza giri di parole, pur nell’immensa riconoscenza per quanto fatto la scorsa stagione, Iuliano in questo momento non poteva più continuare a condurre il Latina. Per una serie di motivi.  

In simili circostanza, un’altra frase fatta vuole che “il tecnico paghi colpe non sue”. Nel caso dell’esonero di Iuliano, chiudendomi il naso, la faccio mia, almeno in parte. E’ un dato di fatto che il Latina corre meno delle avversarie, è nella cronache di questa stagione il pressoché puntuale crollo dei nerazzurri nella seconda frazione di gioco. A dare addosso a Iuliano possiamo credere che abbia lavorato male durante la settimana, ma di certo non è stato il solo.

Il defenestramento del tecnico cosentino mi fa poi rivenire in mente le parole di chi, a gennaio, si diceva convinto che la mancanza di esperienza non abbia incidenza alcuna nella valenza di un tecnico. La smentita è arrivata dieci mesi dopo perché gli errori di Iuliano sono in buona parte frutto proprio della sua scarsa esperienza. Si spiegano così le letture non sempre corrette delle partite e conseguentemente delle sostituzioni. Trovano così una ragione anche le cervellotiche soluzioni tattiche e di uomini sposate con Ternana e Brescia. E’ dell’inesperto, in una situazione di difficoltà, sperimentare vie nuove (il rischio), piuttosto che rielaborare il già visto, con risultati spesso, se non sempre, deleteri.

Iuliano ha saputo dare al Latina una non comune duttilità tattica, ma non una identità di base, in mancanza della quale il gruppo ha finito con il non avere certezze oltre che l’alibi sempre pronto di un impiego dei singoli spesso fuori ruolo. Tante variazioni tattiche celano, neanche troppo, un eccesso di insicurezza  che ha trascinato Iuliano ad una fine annunciata.

Non gli è servito nemmeno essere un fedele aziendalista. E’ sotto gli occhi di tutti che  il mercato estivo sia andato in direzione opposta alle sue indicazioni, eppure ha sempre attribuito a sé le scelte  fatte, arrivando a ringraziare la società del supporto ricevuto. Un altruismo di cui nessuno oggi gli è stato grato. Bene avrebbe fatto a confermare dimissioni date d’impeto in una serata d’agosto, ad Avezzano. Ne sarebbe uscito a testa alta, come meritava.