Figli e figliastri nel mercato cadetto

21.07.2015 10:00 di  Marco Ferri   vedi letture
Fonte: Il Giornale di Latina
Figli e figliastri nel mercato cadetto
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© foto di Daniele Liggi/TuttoCagliari.net

Pochi soldi, tanti giocatori. Quello di serie B è un mercato atipico, se è vero che la possibilità di sobbarcarsi sforzi economici appartiene a un numero esiguo di realtà. Aperta ufficialmente da 20 giorni, e ufficiosamente dalla fine dello scorso torneo, la sessione estiva delle trattative ha visto pochissime società attive in entrata. A fare la voce da padrone sono quelle che hanno goduto del cuscinetto post retrocessione dalla massima serie e legato ai mancati introiti derivante dai diritti televisivi (leggasi Cagliari, su tutte, e poi Cesena) e chi, oltre a godere di una floridità economica vanta ricavi notevoli dalla campagna abbonamenti, come quel Bari che soltanto nella scorsa stagione ha strappato più di diciottomila tessere tra luglio e agosto. Alle altre restano due soluzioni: attingere dal bacino – non certo illimitato – dei club di A fungendovi da satellite, oppure confidare nella vena, nelle capacità e nelle conoscenze del proprio direttore sportivo.

ANCORA TU? – Che sia un mercato tendenzialmente povero, lo confermano i nomi dei giocatori di punta mossi finora. Se un anno fa, o non più tardi di gennaio, a rubare le copertine dei quotidiani erano le “retrocessioni” dei vari Ardemagni, De Luca e Sansone, oggi sono gli stessi tre ad aggiungere appeal ad un torneo reduce dalla particolarissima egemonia dettata dalle piccole Carpi e Frosinone. La cadetteria fornisce insomma l’impressione di essere statica, ben lontana da quel miglioramento di cui la sorella maggiore si è fatta testimone attraverso l’exploit europeo della Juventus. A contribuire all’innalzamento della cifra tecnica, tuttavia, può essere proprio la massima serie, che da quest’anno, ha introdotto la regola del tetto massimo di 25 giocatori per ogni rosa, il cui corollario è facilmente intuibile: la cessione (o svendita) dei tanti esuberi dopo Ferragosto.

NUMERI - Alle 20 di ieri erano in tutto 125 le operazioni già ufficializzate dalle 21 esponenti della B, un roster che attende di essere completato dal ripescaggio figlio del fallimento del Parma e che può essere ulteriormente integrato a seconda della pena attribuita a Catania e Teramo nell’ambito delle inchieste “Dirty Soccer” e “I treni del gol”. In media ogni sodalizio ha ingaggiato sei elementi, con Avellino e Trapani che hanno già messo sotto contratto undici nuove pedine, tra cui alcuni (Chiosa e Scozzarella, ma non solo) cavalli di ritorno. 58 sono stati gli elementi arrivati (o tornati) dalla serie A, con ben undici operazioni firmate Atalanta.

POTERE – Tra chi ha fatto “girare” soldi, meritano una menzione speciale Cagliari e Pescara. Gli abruzzesi si sono limitati soprattutto a vendere, intascando un tesoretto vicino ai 7 milioni grazie a Melchiorri, Politano, Bjarnason, Torreira (rimasto alle dipendenze di Oddo ma ora in comproprietà con la Sampdoria) e Brugman. Ad acquistare il primo hanno pensato i sardi, in un’operazione da 2,5 milioni più mezzo a stagione al diretto interessato. Un affare che fa scopa con quelli per raggiungere i vari Di Gennaro, Pisacane (pagato 150.000 euro all’Avellino), Storari, Krajnc, Fossati e non solo, calciatori che complessivamente hanno fruttato un esborso superiore ai 5 milioni che va a pareggiare il ricavato dei diritti tv e i tanti contratti pesanti (Conti su tutti) scaduti dopo la retrocessione. Si è mosso con efficacia anche il Cesena, ricorrendo tuttavia all’istituto del prestito ad eccezione dell’affare Ciano, prelevato svincolato, e l’Avellino, che il vero colpo l’ha piazzato con Tavano dall’Empoli.

SATELLITI – E il Latina? La bravura dei nerazzurri, alla terza esperienza cadetta, è stata quella di rinforzare sensibilmente la squadra senza svenarsi partecipando ad aste. I calciatori arrivati finora, liberati (dal Brescia) o in prestito, hanno appesantito esclusivamente il monte ingaggi. Venuto meno, per cause di forza maggiore, il rapporto viscerale con “mamma” Parma, il club di Piazzale Prampolini sta costruendo le proprie fortune grazie alla rubrica di Pietro Leonardi e ai contatti costruiti negli anni da Mauro Facci, che anche quest’anno (dopo le operazioni Cisotti, Sbaffo e Sowe) ha bussato alle porte del Chievo ricevendo Calderoni. Rinnovato anche il rapporto con le sorelle capitoline (dopo il romanista Viviani, ecco il laziale Minala), si sono leggermente raffreddati quelli con l’Atalanta che, dopo aver prestato un anno fa Almici e Doudou, stavolta ha preferito rimpolpare le varie Bari, Cesena, Perugia e Trapani. Il ruolo di “satelliti” per antonomasia spetta stavolta alla Pro Vercelli, che continua ad attingere corposamente dalla Juventus, al Cesena, che ha consentito ad Atalanta e Genoa di completare metà del suo mercato, e al Perugia, che ha perfezionato ben tre trattative con la Fiorentina. Oltre al Catania, l’unica società ancora ferma al palo con nessun nuovo innesto, è la Ternana, che solo la settimana scorsa ha annunciato il ritorno di Toscano in panchina e confermato Cozzella direttore sportivo.