Il virus del fallimento si è annidato in estate
«Divertiamoci e facciamo divertire». Capisco l’invito di Di Napoli, con un ritardo di 13 punti dalla zona play-off prenderebbe in giro sé stesso se solo osasse accennare ad una possibile rimonta dei nerazzurri. Con il pareggio di domenica scorsa, è finita la stagione dallo sguardo rivolto verso l’alto e ha avuto inizio quella degli sguardi verso il basso. Inutile stare qui a conteggiare la distanza da vetta e zona play-off, piuttosto con realismo bisogna iniziare a gettare una occhiata a chi segue il Latina in classifica, seppure l’affermazione può sembrare una bestemmia.
La delusione non può essere più mascherata e da qualche parte deve pur esserci un colpevole, anzi più d’uno, di un simile disastro. Con la saggezza del “dopo”, viene da dire che il campionato del Latina è finito prima ancora di cominciare, con la sconfitta in Coppa Italia a opera della Vis Artena, ad Anzio. A quanto pare, Parlato al termine del confronto chiese la cessione di Iadaresta e Tiscione, richiesta ovviamente non accolta da Terracciano. Ve lo immaginate cosa sarebbe successo se la società avesse acconsentito a disfarsi del migliore realizzatore della scorsa stagione!
L’episodio è però sintomatico della rottura tra allenatore e parte del gruppo oltre che del “non” peso del tecnico nelle decisioni del club. È lì che si è annidato il virus del fallimento, per poi con il tempo infettare tutto e tutti, dal direttore sportivo ai procuratori, ai soci del club