L'apparenza che inganna

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede al calcio
22.10.2019 10:48 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
L'apparenza che inganna

Le apparenze spesso ingannano e il 2-0 con cui il Latina ha regolato il Portici è risultato che potrebbe trarre in inganno chi non ha avuto l’ardire  di seguire il confronto al Francioni. Per 75’ in campo s’è visto il peggiore Latina della stagione (e l’avversario non gli è stato da meno): una squadra incapace di costruire gioco, votata alla improvvisazione, che ha giocato a pallone ma non a calcio.

Claudio Corsetti nel dopogara ha spiegato che a frenare le gambe dei suoi compagni sono state la paura di sbagliare, l’insicurezza instillata da una settimana di grandi sconvolgimenti e da un futuro privo ancora del nome del nuovo allenatore. Insieme alle gambe ad essere frenate, però, sono state pure le idee e non poteva essere altrimenti dopo giorni senza guida tecnica e in mancanza di un giocatore dotato di una personalità talmente forte da fare da guida al resto dei compagni. A pagarne lo scotto è stato in particolare il centrocampo che non è riuscito ad andare oltre il lavoro di interdizione, limitando la proposizione ad una trama di linee orizzontali. 

In soccorso al reparto di mezzo non è venuto l’attacco, che di fronte al muro difensivo ospite ha suggerito il passaggio laterale piuttosto che la profondità, facilitando il lavoro dei difensori campani. In un concetto, sono emersi i tanti limiti dell’organico nerazzurro a cui da qui alla riapertura delle liste andrà gioco forza dato un diverso assetto tattico per pensare di ricavarne qualcosa di buono.

La partita è cambiata con gli ingressi in campo di Corsetti, Galasso, Fontana e Cazè Da Silva. Non che il gioco sia migliorato, ma almeno sul piano individuale i nuovi ingressi hanno fatto valere le proprie caratteristiche tecniche che, torno a evidenziarlo, è lo strumento migliore con cui sopperire all’assenza del gioco di squadra. Così Fontana ha offerto al reparto offensivo quella fisicità che Cardella non era riuscito ad esprimere, mentre Galasso e, soprattutto, Corsetti hanno arricchito il confronto di imprevedibilità e cambi di velocità, qualità che hanno scombinato la resistenza avversaria.

Non so se il merito vada attribuito a Maurizi, prossimo alla panchina e presente in Gradinata, ma insieme alle sostituzioni s’è vista pure una diversa disposizione in campo, il nucleo da cui forse costruire il domani in nerazzurro. Da evidenziare in tale prospettiva  la posizione da trequartisti alle spalle di Fontana, di Cunzi e Corsetti, con licenza il primo di affiancare la punta centrale e il secondo di scalare sulla linea di centrocampo, ma entrambi con il compito primario di fare movimento nella terra di nessuno. 

La vittoria sul Portici non è da considerare però un punto di partenza, semmai è stato un punto di non ritorno. Toccato il fondo non si può che risalire, o perlomeno è quello che noi tutti ci auguriamo che accada.