Il viaggio perfetto di Figliomeni

Recuperato dopo un anno di purgatorio, il centrale calabrese si candida. Se fosse lui a marcare Sforzini?
13.05.2015 12:00 di  Marco Ferri   vedi letture
Il viaggio perfetto di Figliomeni
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© foto di Federico Gaetano

Non respirava il profumo dell’erba del Francioni, in una gara ufficiale, dal 26 dicembre del 2013. Giuseppe Figliomeni è tornato a farlo sabato scorso, quando per contrastare lo strapotere fisico di Ebagua, Iuliano lo ha spedito in campo sacrificando una punta (Bidaoui) e azzeccando una mossa che gli ha permesso di vivere con moderata tranquillità gli assalti finali, preludio al contropiede vincente di Oduamadi e all’esplosione di gioia dei cinquemila del Comunale.

RITORNO - L’ultima volta davanti alla gente di casa era avvenuta contro il Cesena, proprio l’avversario che sei mesi dopo soffocò il più dolce dei sogni. Tre giorni più tardi, con una zampata da predatore d’area di rigore, si era anche tolto lo sfizio di siglare, in quella Spezia che aveva cullato l’idea di vederlo vestire la maglia della sua squadra, il primo gol in nerazzurro, impreziosendo la prestazione più spumeggiante della gestione Breda. Quello che sembrava il naturale prosieguo di una stagione iniziata positivamente e con un sano dualismo (con Brosco), si è trasformato in un calvario alla ripresa degli allenamenti nel 2014. Uno strappo muscolare e una fastidiosa tendinite a fare da corollario, lo hanno escluso dai giochi fino a giugno e convinto Beretta ad avallarne, addirittura a metà settembre, la cessione in prestito al Vicenza. Un rapporto mai decollato con Marino gli ha fatto intraprendere il percorso inverso quattro mesi dopo, in un perfetto viaggio circolare: (in)felice di partire, contento di tornare.

FIORI D’ARANCIO - Iuliano, che candidamente ammise di non conoscerne appieno le caratteristiche, lo ha reso un pilastro dello spogliatoio ma ne ha centellinato l’impiego. Tre minuti a Terni, un paio a Lanciano e un’altra manciata di secondi a Varese, intervallati da un’incomprensibile e ingiusta espulsione (dalla panchina) al Matusa e dalla più grande gioia privata: il matrimonio con la compagna Debora, andato in scena all’ombra del Maschio Angioino sette giorni dopo il derby. Ora sembra giunto anche il momento per tornare protagonista in campo, con il duello di sabato che ne ha certificato la solidità fisica. Mai messa in dubbio, invece, la caratura tecnica, una sponsorizzazione in più in vista degli ultimi 180 minuti. Con la trasferta di Chiavari all’orizzonte e la necessità di fare a sportellate con l’ex dal dente avvelenato, Sforzini, la candidatura del 27enne calabrese diventa più forte che mai. Direttamente proporzionale alla rabbia accumulata nei mesi di purgatorio, quando l’erba aveva smesso di profumare.