Il boomerang del coraggio

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi, complice la quinquennale esperienza nel Latina come dirigente accompagnatore, cede ai tentacoli del calcio.
29.10.2015 18:23 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Il boomerang del coraggio

Apprezzo i tecnici che abbiano il coraggio delle proprie scelte, gli allenatori che abbiano l’ardire di esplorare nuove soluzioni. E’ la mancanza di coraggio che lo scorso anno ha determinato il fallimento del ritorno in nerazzurro di Breda, il suo riallinearsi sul gioco e sul modulo della bellissima stagione precedente, indifferente all’assenza di interpreti come Jonathas, Alhassan e Ristovski.

Quando però il coraggio si eleva a temerarietà fino a sfociare nell’invenzione (tattica), allora sono guai.  E Iuliano martedì sera, contro la Ternana, è andato ben oltre il coraggio delle scelte, giocando d’azzardo nella proposta del modulo come degli uomini. Acosty, Schiattarella, Scaglia e Dumitru è mediana di corsa e non di idee, che funziona se capace di correre a mille, creare superiorità numerica sugli esterni, pressare l’avversario.  

E poi, il regista basso, davanti alla difesa. Troppo lontano dal fulcro dell’azione per determinarne gli sviluppi, il che spesso comporta l’opzione del lancio lungo oppure la giocata a metri zero. Oltretutto con il regista basso – come nel caso di Olivera martedì – tutta la squadra tende ad abbassarsi e quando non lo fa, non si hanno più le distanze tra i reparti, che è quello che poi ha lamentato Iuliano nel post partita. La cosa poteva forse funzionare se ad un regista basso ne fosse stato aggiunto uno (Moretti) in posizione più avanzata.

Infine, Minala punta unica e centrale. Qui stiamo tra l’esperimento estremo e la fantasia, nonostante sia il tecnico e che il giocatore abbiano  spiegato la genesi della scelta. Questa sì, che era la partita per buttare nella mischia Talamo, non Como. Il giovincello di Pozzuoli è l’unico in grado di attaccare la profondità, ama agire da unica punta, giostrare sull’intero fronte d’attacco. Ha fallito in Lombardia perché inserito in un modulo che non ne esaltava le caratteristiche, perché non è una punta centrale, perché al suo fianco non aveva Corvia che lo spazio non glielo toglie bensì glielo crea, perché la squadra non lo ha supportato come avrebbe dovuto.

E adesso per rifarsi a Brescia, contro una banda di giovani forgiata da Boscaglia, uno mai tenero con il Latina, servirà una impresa.