La metamorfosi tattica come tentativo finale

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio
28.03.2017 10:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
La metamorfosi tattica come tentativo finale

Dopo il pareggio con la Pro Vercelli è forte la sensazione che la stagione del Latina sia ormai segnata. Sperare nella salvezza ad oggi sembra più un atto di fede che un auspicio fondato su dati di fatto. Vivarini anche domenica pomeriggio ha invitato la squadra a non “sbragarsi”, a credere in una salvezza che i numeri rendono ancora possibile, considerato che dopo 11 turni il Latina ha ottenuto gli stessi punti dell’andata, il che lo proietta ad una quota finale di 46 punti, sufficienti ad agguantare la salvezza. Vero, se non ci fosse la prospettiva delle penalizzazioni a fare temere in una classifica reale molto diversa dalla classifica determinata dai risultati in campo, come insegna il Pisa. Il Latina, mi ripeto, non è chiamato ad una “salvezza normale” bensì deve inseguire una “salvezza speciale”, obiettivo che si può pensare di raggiungere soltanto con una metamorfosi immediata e profonda della squadra. Dopo avere visto anche Jordan in campo, pare chiaro che non saranno le scelte degli uomini a determinare il cambiamento dei nerazzurri, la cura va quindi cercata sul piano tattico. Il campionato ha ormai bocciato il tridente offensivo, i limiti di tenuta di De Giorgio non consentono la piena adozione del 4-2-3-1 che pure a Pisa ha funzionato, vanno quindi battute altre strade. Quali, lo si può intuire guardando ai limiti oggi più evidenti. E’ palese la difficoltà di Corvia a muoversi tra Buonaiuto e Insigne che tendono ad agire individualmente, lontano dalla punta centrale, senza però al contempo riuscire a dare ampiezza alla manovra. Corvia ha invece bisogno di un compagno di linea che gli giochi vicino, che crei spazio e ne sfrutti la capacità di aggredire la profondità. D’altronde Buonaiuto e Insigne sono costretti a partire bassi perché gli esterni di mediana accompagnano poco, in particolare Di Matteo senza però dimenticare che Bruscagin è pur sempre un difensore prestato al centrocampo. Sono soltanto alcune evidenze che mi portano a credere (o sperare?) che le prestazioni nerazzurre possano migliorare con il 4-4-2, con uno tra Buonaiuto e Insigne arretrato sulla linea di mezzo, confidando nel recupero di Pinato, con Brosco e Dellafiore centrali, Bruscagin e Garcia Tena esterni di difesa. Un sistema che garantirebbe equilibrio e maggiore copertura del campo in entrambe le fasi. Tentare non nuoce, almeno non quanto il non provarci.