Quando il malessere diventa cronico

25.11.2014 11:00 di  Marco Ferri   vedi letture
Quando il malessere diventa cronico
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© foto di Federico Gaetano

Una condanna inevitabile. Lo schiaffo subito da Calaiò a 600 secondi dal fischio d’inizio di Roca ha riacutizzato il male incurabile del nuovo corso Breda. Il gol servito a freddo è diventata ormai la specialità più indigesta della casa, un nervo che il tecnico trevigiano non è riuscito a coprire in sala stampa alla vigilia, quando ha eluso la domanda sugli approcci preferendo spostare il dibattito sull’intero arco del match. Una squadra che in stagione è riuscita appena due volte a recuperare lo svantaggio, però, tutto può permettersi fuorché di vivere a cuor leggero la partenza ad handicap. Desta perplessità l’atteggiamento stesso Breda, che nella sua prima esperienza sulla panchina nerazzurra aveva instillato come un mantra il concetto alla squadra, che spesso lo aveva seguito mettendo sul piatto rush iniziali da tre punti, come avvenne nelle trasferte di Bari e Crotone e in casa col Cittadella. Dal 12 ottobre scorso, invece, ai pontini piace complicarsi la vita, per scoprire puntualmente di essere incapaci di raddrizzare una situazione complicata. Quella del “Massimino” è una sfera che serve esclusivamente ad aggiornare le statistiche, divenendo l’ottava (su dodici totali) raccolta da Farelli dalla rete alle proprie spalle prima dell’intervallo. Uno score inaugurato dai due montanti di Bologna e Carpi, proseguito dal Frosinone,  che al riposo andò in vantaggio di due, e sul quale ha messo la firma anche il Cittadella, trovatosi ad esultare al sesto giro di cronometro e dopo aver superato la metà campo avversaria per la prima volta.
Una fragilità che ne chiama in causa un’altra, quella ormai cronica relativa alle palle inattive. In Sicilia Farelli ha confermato la propria idiosincrasia con le punizioni, partendo con colpevole ritardo sulla foglia morta dell’ “arciere” palermitano ed evidenziando così quei limiti nell’esercizio già emersi contro Avellino e Spezia. Da tiro franco, in modo diretto o indiretto, il Latina ha incassato ad oggi oltre il 60% dei gol totali (11 su 18), sebbene quattro siano figli di penalty che l’ex portiere del Siena non è riuscito a neutralizzare. Due campane che suonano da settembre e che, dopo due mesi di considerazioni sfumate nel nulla, somigliano quasi a un rintocco a morto. False partenze e palle inattive, a quando la soluzione?

In collaborazione con Il Giornale di Latina