Di Donato e il fattore tempo per colmare le lacune del Latina
Se serviva un termine di paragone per misurare l’effettivo spessore del Latina, le sconfitte con Pescara e Catanzaro ci hanno detto che oggi i nerazzurri sono un gradino, e forse più, al di sotto del gotha del girone. Non c’era però bisogno dei risultati del campo per scoprirlo, per quanto il precampionato e la vittoria di Foggia ci avessero proposto un Latina brillante e convincente, la gerarchia del girone sula carta era chiara ed evidente da tempo. Dispiace per la gragnuola di reti subite al Ceravolo, mercoledì sera: una sconfitta troppo rotonda per non fare male alle aspettative della tifoseria e alle convinzioni della squadra. Il tecnico Di Donato ha parlato di squadra giovane e di uno scivolone terapeutico nel un processo di crescita della squadra. È al tempo che si affida il Latina: il tempo necessario ai nuovi arrivati per integrarsi, il tempo indispensabile perché la riedizioni dell’undici della passata stagione si trasformi in qualcosa di nuovo. Il processo così come l’evidenza della superiorità avversaria non giustificano però una sorta di fatalismo che rende inevitabili determinati risultati. Di Donato è tecnico che ci ha già dimostrato d’essere in grado di comprendere le lacune e agire perché i difetti di oggi siano materia e presupposti per una decisa crescita. A vedere la partita di Catanzaro non c’è reparto a cui Di Donato non debba mettere mano: difesa fragile, centrocampo molle, attacco leggero. La cosa era apparsa evidenza anche a Foggia, l’avversario – per dirne una – arrivare con troppa facilità nel vivo dell’area nerazzurra dove peraltro gode di grande libertà di palleggio. Nel corso dell’azione che ha portato all’iniziale vantaggio del Catanzaro, ben quattro i giocatori giallorossi hanno tempo e modo di toccare toccato palla negli ultimi 16 metri, di trasformare un’azione sfumata in una vincente. E questo è soltanto uno dei tanti aspetti su cui dovrà lavorare Di Donato.