Poco da salvare in questa stagione, l'anno prossimo il Latina riparta con criterio

Leggo sempre molto volentieri i commenti sui vari canali social che si interessano del Latina. Lo faccio un po’ per curiosità e molto perché c’è sempre da imparare dagli altri, c’è sempre uno spunto su cui riflettere. Sono in molti a scrivere che ci sia poco da festeggiare la salvezza del Latina, resa possibile non tanto per propri meriti quanto dalle disgrazie altrui sotto forma dell’esclusione dal campionato di Taranto e Turris, dalle difficoltà societarie di Messina e Foggia, attese al play-out per la salvezza.
Opinione che io stesso ho condiviso nelle chiacchierate estemporanee con qualche amico. D’altronde i numeri della stagione pongono un limite netto ai meriti nerazzurri, di solito non ci si salva se si ha la peggiore difesa o il peggiore attacco del girone, e il Latina aveva l’una e l’altro.
Ma l’invito è, anche solo per un momento, a ribaltare i termini del ragionamento. Innanzitutto non è certo responsabilità del Latina se le altre società vanno a scatafascio, vuoi per incapacità dirigenziale vuoi per effettive difficoltà del territorio e dell’imprenditoria. Se il Latina ha prevalso su club in difficoltà economica è perché il Latina Calcio 1932 ha un bilancio in ordine, non è stato mai nemmeno sfiorato dalla minaccia di possibili penalizzazioni. I nerazzurri hanno sfiorato il fallimento sportivo, ma non quello economico e questo lo si deve all’oculatezza, qualcuno parlerà di taccagneria, di Terracciano, D’Apuzzo e del loro gruppo dirigente, ossia proprio di coloro che buona parte della tifoseria nerazzurra ha contestato per l’intera stagione. Come amo dire, il Latina Calcio 1932 è società che non ti fa sognare, ma oggi possiamo aggiungere, neanche ti fa vivere gli incubi del fallimento. E a guardarci intorno questo è un bel merito, bisogna ammetterlo.
Però anche su simile ragionamento, che da molti lettori sarà stato considerato alla stregua di una provocazione, pende un enorme “ma”. Ma, per dirla con le parole di un mio interlocutore, non si può ringraziare chi tutta l’annata ti spinge sull’orlo del burrone ma poi ti salva perché ti offre una corda che altri, nella tua stessa condizione di precarietà, non hanno: tu sull’orlo del burrone proprio non ti ci dovevi trovare. Una metafora, non so quanto pertinente, che nel riconoscere alla società la solidità economica, nel contempo la richiama alla sue responsabilità in merito agli errori che hanno portato la squadra a sfiorare la retrocessione.
Gravi errori di scelte, di gestione, di mercato, di uomini. Una serie di abbagli dalla quale però mi sento di escludere la scelta di Boscaglia. Facile oggi dire che Boscaglia è stata una scelta sbagliata, ma al momento del suo arrivo a Latina non s’è levata una voce contraria, neanche tra coloro che in passato lo avevano fischiato, beffeggiato, offeso. Ammettiamolo, su Boscaglia ci siamo sbagliati tutti, non solo la società. Ed è stata una fortuna avere avuto un ripensamento proprio sul filo di lana, affidandosi alla praticità di Alessandro Bruno.
La fine della stagione mi ricorda il giorno di San Silvestro. Tanti di noi vivono quel giorno nell’attesa di un nuovo anno che porti novità soverchianti, un anno di buoni proposito e di fortune, una sorta di nuova ripartenza come se il nostro trascorso potesse essere dimenticato o non avesse più valore.
Sappiamo che non è così, il domani per la vita di gran parte di noi è la conseguenza del presente, l’evoluzione del passato. Perciò mi trovo in disaccordo con chi oggi parla di rivoluzione, di ripartenze da zero: sono pure e semplici illusioni! Affermate spesso dagli stessi che in altre occasioni hanno reclamato il ricorso alla “programmazione”. Pensate, per fare un esempio, che il campionato dell’Audace Cerignola sia stato un colpo di fortuna? La risposta è ovvia: no. I pugliesi hanno costruito una stagione al vertice un passo dopo l’altro, inserendo nuove risorse su un’ossatura che si è andata consolidando nel tempo. Ripartire sì, ma con criterio, preservando quel poco, pochissimo di buono che la squadra ha mostrato e mi riferisco in particolare al centrocampo.
Adesso però bando alle ciance, siamo ai saluti.
Come è tradizione, con la fine della stagione chiude momentaneamente anche questo spazio di commento, di riflessione, qualche volta di provocazione. A voi lettori, e siate stati tanti, l’infinito ringraziamento per avermi seguito. Lo so, non sempre avete condiviso le mie opinioni, ma gli “editoriali” nascono proprio per questo motivo, devono rappresentare un motivo di riflessione che non sia però frutto del cuore bensì della testa, di un ragionamento. Buona estate.