Una lezione da cui c'è molto da imparare

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
03.10.2021 10:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Una lezione da cui c'è molto da imparare

Capita a tutti di sbagliare, è “umano”. Ed è capitato anche a Di Donato, mercoledì sera contro la Juve Stabia. Lo ha ammesso lui stesso, circoscrivendo però il suo errore alla incapacità di trasmettere ai giocatori  la determinazione necessaria a contrastare un avversario meglio attrezzato e di grande spessore. Non è così, o meglio non è solo così.

Dobbiamo dirlo, la Juve Stabia si è rivelata nettamente superiore al Latina e anche giocando la partita perfetta i nerazzurri avrebbero comunque sofferto, ma ciò non toglie che una attenta analisi di quanto accaduto mercoledì sera possa aiutare Di Donato, e con lui direttore sportivo e società, a individuare i correttivi futuri. 

Il tecnico del Latina ha osato troppo nell'intervenire sull'undici titolare e, soprattutto, non è riuscito a correggere in corsa l’interpretazione tattica della squadra.

Il primo è un errore veniale rispetto al secondo. Se ne comprende l’origine, la volontà del trainer di dare respiro a chi fin qui aveva un minutaggio maggiore,  ma il turn over si è rilevato eccessivo e la squadra ha così perso equilibrio e identità. Il campanello d’allarme suona pure per la società perché la prova ampiamente insufficiente delle seconde linee fa temere una panchina corta e conseguentemente la mancanza di alternative. Indubbiamente il Latina in queste prime giornate ha incontrato le squadre (all’appello manca soltanto il Catanzaro) destinate a lottare per la cadetteria, ma è sotto gli occhi di tutti che l’undici pontino lamenta un deficit di fisicità e centimetri. In un concetto, il Latina è troppo “leggero”.

E veniamo alla vera nota dolente della serata, l’impasse tattico. La Juve Stabia ha costruito il suo successo sui tagli sulla trequarti di Schiavi, la rapidità di Panico e il movimento di Altobelli. Vale la pena ripetere: sarebbe stato comunque difficile contrastarne lo strapotere, ma il Latina neanche ci ha provato. Piuttosto che decise variazioni sul tema del 4-4-2,  Di Donato ha provato ad agire sugli uomini, con tre sostituzioni in apertura di ripresa, ricavandone poco o niente. La manovra nerazzurra, in particolare nella seconda frazione, si è fermata sulla trequarti un po’ per le difficoltà delle punte a dare profondità o più semplicemente a garantire il palleggio, un po’ perché (la notazione tecnica non è mia) la squadra ha stentato a salire, la mediana non ha accompagnato gli esterni, cosicché alla costruzione del gioco è mancata la finalizzazione.

Una serata negativa da cui c’è molto da imparare senza però perdere di vista l’obiettivo di questa stagione, la salvezza. Ed è su questo che in fin dei conti va giudicata la squadra.