Bruno deve dare un'identità ad una squadra che fatica a costruire
Il rammarico prevale su qualsiasi considerazione tecnico-tattica, il pareggio del Latina nel confronto col Sorrento (2-2) suggerisce una profonda sensazione di amarezza. Ritrovarsi sul doppio vantaggio a 21’ dal termine e subire una rimonta che per un niente, grazie a Mastrantonio, non è sfociata in una sconfitta, non è cosa che si accetta facilmente. Sotto di due gol, il Sorrento ha reagito caratterialmente e tatticamente sorprendendo il Latina. Conte ha inserito due punte che si sono andate ad aggiungere a Plescia e D’Ursi giocando con una sorta di doppio centravanti che ha disorientato il reparto arretrato nerazzurro peraltro meno solido dopo la forzata uscita di Dutu, sostituito da Vona. L’assetto nerazzurro non è cambiato dopo il doppio vantaggio, e questo è comprensibile, ma nemmeno dopo gli interventi dalla panchina di Conte e il gol di Plescia. Il Sorrento ha cercato e trovato l’ampiezza, e con essa il dialogo tra esterni e punte, pronte a offrire un riferimento in area o a suggerire un inserimento.
Nel Latina è saltato ogni filtro e il Sorrento per 20 minuti si è ritrovato a manovrare in prossima dell’area pontina: il Sorrento il pareggio se l’è cercato e se l’è pure meritato, non è un caso che il migliore in assoluto sia risultato Mastrantonio.
Ma ancor prima del forcing avversario, il Latina aveva già manifestato diverse difficoltà nel costruire il proprio gioco, in particolare nel primo tempo. Una frazione impalpabile, in cui il Latina ha stentato nel trovare linee di passaggio efficaci, perdendo una quantità di palloni, tant’è che la prima conclusione è del 41’, con Dutu svettante di testa su una punizione di Pace. Un Latina che ha saputo contenere, ma non costruire.
Una considerazione questa che da tempo si ripete nei commenti ed è forse arrivato il tempo di battere nuove prospettive di valutazione. Inutile, ad esempio, sottolineare i disagi in costruzione di Hergheligiu quando è ormai evidente che l’ex Feralpi ha qualità di interdizioni ma non di suggerimento del gioco. E allora non è sul singolo, o almeno non solo sul singolo, che si deve concentrare l’attenzione bensì sul gioco, su come portare il Latina dalla fase di controllo alla fase di costruzione in assenza, è conclamato, del classico regista o dell’uomo d’ordine a centrocampo.
E’ su questo che si misurerà il futuro lavoro di Bruno che, intuita la necessità di cambiare modulo, è ora chiamato a dare una identità alla squadra, una cifra tattica che vada oltre il contrasto al gioco avversario, per un Latina protagonista e non semplice attore.
