Per Bruno un esonero inevitabile. Al successore un compito arduo
Alla fine Alessandro Bruno è caduto, domenica sera è arrivato l’esonero invocato da gran parte dei sostenitori. La società ha resistito finché ha potuto, forse abbagliata dal buon cammino in Coppa Italia, forse spinta da una forma di rispetto verso il tecnico che la scorsa stagione l’ha condotta alla salvezza, più probabilmente tentata fino all’ultimo dall’evitare di iscrivere un nuovo allenatore sul libro paga.
Dispiace per l’uomo Bruno, per il giocatore Bruno, per l’allenatore Bruno ma il provvedimento della società era ormai inevitabile, anzi è stato fin troppo tardivo. Lo dicono i numeri della stagione: quart’ultimo posto in classifica, quattro sconfitte consecutive, cinque nelle ultime sei giornate, il peggiore attacco del girone, l’unica squadra professionistica a non avere mai segnato nel primo tempo.
Domenica abbiamo assistito alla trama di sempre: poco gioco, tanta fragilità, poche idee, tanta difficoltà nel trovare perfino la conclusione a rete, figurarsi il gol.
Bruno è rimasto vittima delle sue incertezze, dei suoi dubbi, delle sue difficoltà nel leggere le partite ma soprattutto di un'interpretazione del calcio che non gli appartiene, di un calcio che gioco forza ha dovuto fare suo, salvo poi non saperlo gestire. Il ”colonnello” avrebbe voluto esprimere un gioco offensivo, spumeggiante, di pressione: idee che ha provato a riportare in concreto nel 3-4-2-1 di inizio stagione. A sostegno, una campagna acquisti equilibrata, almeno apparentemente, ricca di trequartisti e centrocampisti di movimento. Un progetto tattico bocciato dall'evidenza che bisognava proteggere la difesa, compito che i trequartisti e gli esterni a disposizione non sono stati in grado di assolvere. Il successivo passaggio al 3-5-2 ha alimentato l’illusione della soluzione definitiva salvo poi accorgersi che nel roster nerazzurro non ci sono centrocampisti di costruzione, che i quinti sono pochi così come gli interni di ruolo.
Un lavoro di trasformazione che Bruno non ha portato a compimento e che metterà a dura prova anche chi ne raccoglierà il testimone.
I correttivi necessari più che alla nuova guida, saranno affidati alla riapertura delle liste, con la possibilità di ridisegnare e adattare l’organico alle nuove esigenze tattiche, sempre che il club abbia la capacità economica per agire sul mercato.
