Latina, più che una questione mentale è un problema di costruzione del gioco

23.10.2025 10:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Latina, più che una questione mentale è un problema di costruzione del gioco

Questa volta non concordo con le dichiarazioni rilasciate da Alessandro Bruno a commento della sconfitta interna con il Giugliano (0-1). Il tecnico dei nerazzurri ha attribuito il passo falso con i campani a una mentalità della squadra non ancora adeguata al livello del girone e, conseguentemente, a un deficit nella determinazione con cui è stata affrontata la gara. Ha detto anche di più, affermando che non c’è un problema di sviluppo di gioco.

Personalmente ho una opinione diversa: prima ancora che una questione mentale, nel Latina c’è un problema proprio nella costruzione della manovra.

Il Latina una volta di più ha evidenziato più di una difficoltà in impostazione. Contro il Giugliano I nerazzurri non hanno trovato soluzioni tattiche e di gioco per venire a capo di un confronto complicato, anzi per tutto il primo tempo sono apparsi inermi, soverchiati dall’avversario, involuti rispetto alle ultime prestazione.

In questo spazio l’ho sottolineato in più occasioni: il Latina è privo di un uomo di costruzione. Hergheligiu e De Ciancio, per quello che abbiamo visto finora, appaiono giocatori di ordine, di contenimento e stentano a impostare. Stavolta la figuraccia è toccata a Hergheligiu, un centrale di posizione ma non di mansione. In una partita in cui il centrocampo avrebbe dovuto illuminare, suggerire soluzioni, l’ex Feralpi si è limitato a pulire i passaggi, ad appoggi nel breve, mai un’apertura, un’incursione offensiva. E come già scritto più volte, se in questo caso vengono meno le mezzali, allora si fa davvero buio e contro il Giugliano è di certo venuto meno Ciko mentre Riccardi ha disputato un primo tempo abulico per riaversi con generosità soltanto nella ripresa.

L’alternativa dello sviluppo in ampiezza è stata accennata in parte sull’out di mancina, il gioco sulla destra non c’ è stato, è risultato non pervenuto. Nella ripresa il Latina ha insistito molto sulla fascia di sinistra ma alla lunga anche qui è risultato monocorde, prevedibile: palla a Riccardi, appoggio a Pace, traversone al centro e amen. Se n’è reso conto pure Bruno che sul finire ha inserito Fasan nella speranza di trovare qualcuno in grado di accentrarsi, di concludere, di dare qualcosa di più nell’uno contro uno. Ma se ne è accorta anche la panchina del Giugliano che sul lato destro della difesa ha inserito Milan al solo scopo di randellare palloni e gambe, rendendo tutto più sporco e meno lineare. Scambiare la pressione della seconda parte della ripresa per sviluppo del gioco è un fraintendimento pericoloso, che confonde, svia dai correttivi che vanno adottati.

Contro il Giugliano è venuta meno pure la lettura tattica dell’avversario, bravo a non dare punti di riferimento, fatta eccezione per Nepi. Il movimento imprevedibile di Ibou Balde ha prodotto sfracelli in un centrocampo incapace di proteggere e filtrare mentre la difesa, indebolita dalle assenze di Marenco e Parodi, è andata in sofferenza.  Il Giugliano ha cercato l’ampiezza per poi, in fase di finalizzazione, appoggiarsi sull’inserimento di un centrocampista -preferibilmente De Rosa – chiamato al tiro o al suggerimento conclusivo. Una impostazione che il Latina ha stentato a capire e controllare.

Non so se sia stato un passo indietro o semplicemente una pausa in un percorso fin qui discreto, mi auguro soltanto che le indicazioni emerse dalla sconfitta vengano raccolte e producano i necessari cambiamenti.