Di Donato e il grande rebus dell'attacco

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
24.01.2023 12:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Di Donato e il grande rebus dell'attacco

In questi casi alla parola “punto” si abbina bene l’aggettivo “buon” ed in effetti ad Avellino, opposto al Giugliano, il Latina ottiene in rimonta un “buon punto” (1-1) che, complice la sconfitta dopo otto risultati utili consecutivi dell’Avellino a Messina (alla sua terza vittoria di fila), gli consente di affiancare gli irpini in classifica e di rientrare in zona play-off.

Però a fare rumore questa domenica non è tanto il risultato quanto il ritorno al gol di Luca Fabrizi, sua la rete del pareggio nerazzurro in avvio di ripresa.  Il suo nome torna a fare bella mostra alla voce marcatori dopo ben 113 giorni, tanti ne sono trascorsi dal 1 ottobre e dalla goleada del Latina (5-1) sul campo della Viterbese. E incredibile a dirsi, nonostante questa lunga assenza dal gol l’attaccante abruzzese rimane il migliore realizzatore della truppa di Di Donato: 6 i gol messi a segno di cui la metà realizzati a scapito del Giugliano, già punito all’andata da una doppietta. Un dato, quello della supremazia tra i marcatori di un attaccante a secco di gol da quasi 4 mesi, che dice più di qualsiasi analisi sull’anemia offensiva del gruppo nerazzurro.

Anche ad Avellino, domenica scorsa, con Belloni e Riccardi in campo, il Latina ha giocato praticamente senza punte e, a proposito di aggettivi, evanescente è quello più corretto da associare al gioco prodotto nella prima frazione. Non deve essere gratificante per Di Donato provare e riprovare soluzioni nel tentativo di dare finalizzazione alla manovra della sua squadra e ritrovarsi sempre con un pugno di mosche in mano. In pratica, il tecnico ha testato tutte le combinazioni di attaccanti possibili, le risposte ottenute raramente hanno raggiunto la sufficienza.  Non gli rimane da provare il solo Riccardi nel ruolo di trequartista dietro le due punte, ma anche di recente si è visto come il centrocampo a due (in un ipotetico 3-4-1-2) funzioni poco e niente, soprattutto nella sua azione di contenimento, mentre su una difesa a quattro (in un altrettanto ipotetico 4-3-1-2) si è lavorato poco.

Nella ripresa di Avellino, l’inerzia del confronto è cambiata con l’ingresso di Fabrizi e Margiotta che perlomeno hanno alzato il tasso di fisicità e la pressione del reparto più avanzato e tanto è bastato per mettere a referto un gol fortunoso nella dinamica, ma prezioso nel contenuto. La nuova coppia d’attacco ha indotto pure la mediana a una maggiore concretezza e così Bordin ha dato un senso alla sua presenza in campo, sostenendo Di Livio, sempre più leader di questa squadra, in attesa che anche Tessiore ritrovi continuità.

Ultimo pensierino per la difesa, Non è dispiaciuta in considerazione del fatto che s’è ritrovata priva di due titolari su tre: Esposito  e Giorgini. È andata bene nonostante la disattenzione che ha portato al vantaggio del Giugliano.  Come con il Catanzaro la settimana prima, anche questa volta una poco fortuna uscita dalla linea difensiva a contrastare il portatore di palla ha sguarnito il reparto (sempre sulla destra dello stesso), consentendo all’avversario il più facile dei gol.  Un appunto da riportare sul taccuino di Di Donato, alla voce “meccanismi su cui lavorare”.

E invece sull’agenda del diesse Marcello Di Giuseppe che ci sarà mai scritto in vista degli ultimi giorni di mercato?